12 Gennaio 2018

Con un comunicato stampa pubblicato ieri il CNDCEC esprime soddisfazione per il mancato inserimento nella manovra di bilancio 2018 della proroga della norma (art. 6, comma 3, del DL 78/2010) che imponeva alle amministrazioni pubbliche la riduzione del 10% dell’importo risultante alla data del 30 aprile 2010 degli emolumenti corrisposti agli “organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali comunque denominati ed ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo”.Il termine, inizialmente fissato a fine 2013, è stato prorogato più volte in sintonia con una serie di norme finalizzate al rispetto degli obiettivi di contenimento della spesa pubblica.Sul tema era intervenuta la Corte dei Conti che, nonostante la dubbia interpretazione circa la riduzione del 10% del compenso spettante al revisore, nella deliberazione n. 29/2015 aveva affermato che tale previsione doveva essere applicata anche ai componenti degli organi di revisione economico-finanziaria.Una decisione che non aveva mai convinto i commercialisti. “È vero – spiega in proposito Davide Di Russo, Vicepresidente del CNDCEC – che la disposizione faceva riferimento a qualsiasi incarico, inclusa la partecipazione a organi collegiali di qualsiasi tipo. Ma è anche vero che la disposizione era ispirata dalla finalità di ridurre il costo degli apparati politici e, quindi, doveva intendersi riferita unicamente a costi e spese per incarichi conferiti dall’amministrazione in relazione alla carica elettiva”.
“Costi politici” tra i quali “non sono certo annoverabili” quelli legati agli incarichi di revisione. “Ovviamente – aggiunge Di Russo – deve trattarsi di incarico conferito da amministrazione non coincidente con quella nella quale il professionista rivesta la carica elettiva”.Gli emolumenti per tali compensi sono fissati da altre norme. Peraltro, gli emolumenti per i compensi di revisore contabile o sindaco di società pubblica sono “fissati da altre norme di riferimento”. Una ragione in più per sostenere, come ribadisce il Consiglio nazionale, che i compensi per tali incarichi “non avrebbero dovuto essere coinvolti nella riduzione del 10%”.Di qui, la “soddisfazione” per la mancata proroga della disposizione e l’auspicio che, in futuro, “non si ripeta tale circostanza, che si è configurata per i revisori come un ostacolo allo svolgimento della loro professione”.

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Modificato: 12 Gennaio 2018